BOMBARDIERI REMO
 
ARTISTA OPERE MOSTRE IN ASTA
 

Dicono di lui:

Remo (e di riflesso il figlio-discepolo Stefano) è artista completo perché vero artigiano, e viceversa. Non disdegna nulla, non scarta mai nessuna ipotesi di lavoro, non ha tentazioni puriste da finto genio: ama la materia. Tutta, senza distinzioni. La sua enorme capacità tecnica (quella stessa tecnica che Stefano sta assorbendo naturalmente, come avviene nella fisica per il principio dei vasi comunicanti), la sua sensibilità artistica, gli fanno impiegare tutti i materiali possibili: ferro, bronzo, legno, pietra, resina, polistirolo, alluminio, creta, rame, vetroresina. (Altri scultori se lo sognerebbero, e molti, di soppiatto, frequentano proprio l‘Officina Artistica di Bombardieri per apprenderne alcuni segreti di lavorazione).
Remo e Stefano collaborano con architetti, con standisti d‘ogni tipo (decorando ovunque lo si desideri), intervengono perfino su spazi commerciali (producendo opere d‘arte in esemplare unico o a tiratura limitata, oggettistica, l‘elemento d‘arredo che richiami l‘attenzione, il pannello decorativo, l‘oggetto da regalo). Opere firmate, numerate, accompagnate da certificato di autenticità. «Perché le case devono accogliere vere opere d‘arte, non bigiotteria venduta al prezzo di un oggetto artistico», spiega Remo con la sua voce forte e piena, sicura come lo sono le sue mani alle prese col saldatore e la pialla. Mi accoglie con un cappellaccio di paglia da spaventapasseri e tuta da lavoro impolverata. Stefano è lì, fedele a quella inimitabile scuola chiamata «bottega», come se seguisse lezioni lunghe una giornata.
«Il mio retroterra, si fissa su basi meccaniche, una famiglia in cui parlare di ferro e di stampi era il pane quotidiano. Questa tecnica, poi, verso i 35 anni, decidendo di vivere di scultura, l’ho inserita in un‘ottica figurativa moderna», spiega Remo.
Stefano, classe ‘68, possiede un bagaglio culturale più agguerrito, è più disegnatore (mente); Remo è più viscerale, aggredisce la materia e la doma (cuore). Insieme si completano a vicenda. Non rifiutano l‘arte seriale, o applicata, cioè il misurarsi con le esigenze dei nostri giorni. La Valle dei Re di Gardaland è una loro creazione, per fare un semplice ma prestigioso esempio. La loro è una ricerca incessante sui materiali, per trarne la soluzione migliore: per risparmiare materia, abbassare i pesi, diminuire i costi, «perché l‘arte deve arrivare a tutti...», si accalora Remo. Così sono leggibili le sue centinaia di mostre, le sue moltissime esposizioni, il suo «Monumento ai deportati in Germania » di piazza Cremona a Brescia, in tondino di ferro saldato inaugurato personalmente da Sandro Pertini e che gli ha fatto meritare il titolo di Cavaliere.
Remo Bombardieri, dal genitore fabbro ha assorbito la capacità di dominio delle cose, ha appreso la sapiente alternanza di spazio e volumi, il gioco di curve e sinuosità, di baricentri variabili d‘emozioni. L‘elaborazione delle sue esperienze è lenta, sedimenta senza fretta, come un vino che invecchiando migliora ed affina l‘aroma al contatto del legno delle botti. Le figure di Remo e Stefano pur muovendo dalla contemporaneità si mostrano arcaiche, antiche. Forma e spazio si scoprono complementari, inseparabili. Come i germogli di Jean Arp, o le teste lunari di Henry Moore, risolti in valori puramente astratti, rivelano incantate matrici surrealiste, così certe figure sdraiate uscite dall‘Officina Artistica Bombardieri rilanciano il dilemma: contano di più i pieni o i vuoti, nella scultura moderna? Dove termina il concavo e dove inizia il convesso? La soluzione non è di facile portata.
[…]
Cavalli imbizzarriti, che si mordono la coda, silenziosi e selvaggi, figure immobili e longilinee lanciate verso il cielo, blocchi poderosi che sprofondano nella loro base d‘appoggio. Tutti, in egual misura, sembrano interrogarci, chiederci ragione delle nostre certezze. […] Le donne di Remo ricordano le dee preistoriche della fertilità, gli uomini seduti potrebbero benissimo emergere da scavi della Grecia più assolata. Un magico gioco di rimandi nel tempo e nello spazio. […]
Ercole Già

 
 
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