La grande pittura poggia sulle grandi idee. Le grandi idee hanno questo effetto: o di stimolare lo spirito del pittore oppure di soffocarlo. L‘ idea ferace di Raffaele Canoro è l‘ osservazione del mondo. Un lungo pellegrinaggio verso un luogo sacro: il mondo del silenzio, quello della meditazione, della pratica del dipingere. Il suo sguardo si veste di indagine scientifica rimanendo su un corpo integro (non corrotto); schivando con cura il compiacente naturalismo, l‘ impassibile iperrealismo ed il limbo dell‘ avanguardia. Nell‘ opulenza della civiltà occidentale, dove c‘è sempre meno spazio, meno ossigeno, meno tempo; in questa cultura dell‘ urgenza del fulmineo, già usato, del fare senza pensare; dove l‘arte diventa una splendida superfluità; il nostro artista appare come un dinosauro sopravvissuto; con un pesantissimo bagaglio: il dolore della conoscenza. Nel veloce passaggio su questa pietra che gira nello spazio, in questo dissolversi, egli rifugge dal segno effimero, casuale, immediato, sperimentale, dall‘ << atto gratuito >>; celebrando, dopo una gestazione lunga, il segno insaziabile dei suoi umani paesaggi.
di Roberta Pirozzi
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