Aligi Sassu nasce a Milano da padre sardo e madre emiliana nel 1912. A tredici anni conosce Carlo Carrà e a sedici presenta le sue prime opere alla Biennale di Venezia. Si ispira al Futurismo di Boccioni, Previati, Carrà, ma osserva anche Cezanne e Picasso. In questi anni si affranca all‘avanguardia futurista di Russolo e Prampolini. Nel 1928 fonda, insieme con Bruno Munari, il Manifesto della Pittura, prendendo come assunto la raffigurazione di forme antinaturalistiche. In questi anni studia a fondo Diego Velazquez e il nudo plastico. Di questo periodo sono "L‘Ultima Cena", quadro che sintetizza la poetica visiva di Sassu. Votato al realismo non disdegna di rifugiarsi nel Mito, così la "sua" "Ultima Cena" diviene un convitto in cui Cristo è attorniato da personaggi vestiti in abiti moderni. Nel 1930 è a Milano dove conosce, oltre a Giacomo Manzù, Giandante X (Dante Persico) e Giuseppe Gorgerino, firma, quest‘ultimo, della terza pagina dell‘Ambrosiano, giornale portavoce della fronda intellettuale milanese. E‘ il 1934 e Sassu studia Delacroix e la Pittura di Storia al Louvre di Parigi. In questo periodo crea quello che sarà il suo "logo": il cavallo, onnipresente nelle sue opere a seguire. Alla data del 1935 forma il Gruppo Rosso con, fra gli altri, Nino Franchina e Vittorio Della Porta. Nel 1936 firma uno dei suoi quadri più celebri, "Il Caffè", che è Il Coupole di Parigi; lo stesso anno dipinge "Fucilazione nelle Asturie", considerato uno dei rari quadri eseguiti in favore della Resistenza. Di questo periodo fervidissimo è anche la serie de "I Concilii", sarcastica rappresentazione del clero romano. Nel 1937 per via di un manifesto che celebra la vittoria in Spagna delle Brigate Internazionali contro l‘esercito franchista viene arrestato per due anni. Nel dopoguerra vive un‘esistenza sociale e artistica appartata poiché lontano dal cubismo di Braque e Picasso. Studia invece Vincent Van Gogh e si reca nella terra di suo padre. In Sardegna dedica diverse opere alla vita rurale e marittima isolana, le celebri "Tonnare", e studia la pittura murale, da Masolino da Panicale a Piero della Francesca, sino al francese Puvis de Chavanne e ai muralisti messicani, Riveira e Orozco. Nel 1963 si trasferisce nell‘arcipelago delle Baleari spagnole, a Cala San Vicente, nell‘isola di Maiorca, nel villaggio di Pollenza. Del 1967 è il ciclo della "Tauromachie", presentate dal poeta spagnolo Rafael Alberti. Il rosso diviene il suo colore preferito ("Il rosso è il suo Barocco", disse di lui il critico Raffaele Carrieri). Nel 1976 lavora agli affreschi di Sant‘Andrea a Pescara. Questi sono gli anni in cui sperimenta nuove tecniche, dove miscela la tradizione con l‘innovazione, come ne "I Moti Angioini", un‘opera composta con silicone e tempera, dedicandosi inoltre alla scultura e all‘incisione. Negli ultimi anni esegue anche quadri prendendo spunto dal mondo del Calcio. La sua ultima esposizione è stata ad Aosta. Muore all‘età di 88 anni, il giorno del suo compleanno, il 17 di luglio del 2000. Parte imponente della sua opera si trova a Lugano, presso la Fondazione Helenita Olivares e Aligi Sassu.
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