Nato a Pienza nel 1927. Ha partecipato a numerose mostre nazionali ricevendo premi e segnalazioni. Tra le più importanti citiamo:
1970 Premio Nazionale di Pittura "EP. Michetti", Francavilla a Mare; Mostra Nazionale d‘Arte figurativa, Spoleto; Mostra Nazionale "Golfo di La Spezia", La Spezia: Premio Nazionale di Pittura "Modigliani", Livorno; Mostra Nazionale "Triglia d‘Oro", Marina di Carrara; Premio Nazionale di Siena (Città del Palio), con medaglia d‘oro della Presidenza della Camera dei Deputati; Mostra Nazionale d‘Arte Sacra, Lugano; Mostra Nazionale "Ventennale della Resistenza", Palazzo Braschi, Roma; Mostra Regionale "30 Pittori Toscani a Parigi"; IV Rassegna Nazionale di Arti Figurative "Il lavoro Italiano", Palazzo delle Esposizioni, Roma; Coppa d‘argento del Sottosegretario al Ministro del Turismo e Spettacolo, Sen. Zannini; Premio di Pittura "Charitas" con medaglia d‘oro della Presidenza del Consiglio dei Ministri; "Prima quadriennale dei Premiati", Cerreto Guidi (Firenze); Mostra personale "Palazzo Ghibellino", Empoli; Mostra Personale "Saletta della Cultura", San Gimignano; Mostra personale "Centro delle arti", Grosseto.
1971 1° Premio Mostra Nazionale di Grafica "Andrea da Barberino", medaglia d‘oro del Presidente della Repubblica; 1° Premio ex equo Mostra Nazionale di Pittura "Golfo del sole", Follonica; 1° Premio Mostra Nazionale di Pittura "Vico d‘Elsa", Firenze; 1° Premio Mostra Nazionale di Pittura "S. Felice", Firenze; 1° Premio Mostra Nazionale di Pittura "Montalcino", Siena.
1972 1° Premio Biennale Nazionale di Arte Sacra a Massa Marittima.
1974 2° Premio Mostra Nazionale di Pittura "Castiglion d‘Orcia"; 4° Premio Il Meeting Internazionale di Pittura e Grafica, Carrara.
1976 1° Premio ex equo Premio Nazionale di Pittura "Emilio Montagnani", San Sano (Siena).
1977 Mostra personale alla Galleria "Diarcon", Milano; Mostra personale alla Galleria "Teorema", Firenze. Collabora con la RAI-TV D.S.E. (rete 2) alla realizzazione del documentario "R - Come Rinascimento", curando l’aspetto scenografìco.
1978 Ancora una collaborazione più approfondita con la RAI-TV (rete 2) D.S.E. e con il teatro povero di Monticchiello per "Le avventure di Ghino di Tacco". Sceneggiato didattico in 4 puntate. Realizzazione della sigla iniziale e finale con produzione di racconti grafico-cromatici (tempera) previsti dal regista, studi per i costumi e la scenografia. Mostra Nazionale di Pittura San Sano (Siena) 1° Premio e conferimento della "Rana d‘oro".
1979-1980-1981 Partecipa con successo a mostre collettive nazionali.
1983 Mostra Nazionale ‘‘Arte Sacra Oggi" Chiostro di San Marco e Galleria d‘Arte "La Casa di Dante", Firenze; Rassegna di pittori toscani, Galleria "Il Ceppo" di Renato Gurrini, Abbadia S. Salvatore (Siena).
1984 Il Comune e la Pro-Loco di Pienza organizzano una completa rassegna dell‘opera di Paolucci con una introduzione critica di Enzo Carli e con la presentazione del Prof. Piero Torriti, Soprintendente per i beni artistici e storici per le province di Siena e Grosseto. Ha raggiunto apprezzabili risultati nell‘illustrazione del libro, realizzando molte copertine e pagine interne. Ha dipinto 3 drappelloni del Palio di Siena - Tartuca, Lupa e Pantera, esposti nei rispettivi musei.
1985 Mostra personale "Marmo macchine", Marina di Carrara.
1987 Mostra personale ‘‘Antica grancia dell‘Ospedale di S. Maria della Scale", S. Giovanni d‘Asso (Siena). Realizzazione di 30 acquarelli inerenti al paesaggio delle crete, commissionati dalla S.a.c.i.s. - RAI Roma.
1988 1° Premio Arcobaleno, Camera di Commercio di Siena.
1990 Salone italiano "Arte contemporanea, V Mostra mercato internazionale”, Firenze.
1991-1992 Presente in importanti collettive nazionali.
1993 Realizzazione di 50 opere (oli) inerenti al paesaggio senese - S.a.c.i.s, - RAI, Roma.
1994 1° Premio Mostra Nazionale di pittura, Montepulciano, Banca Rurale e Artigiana.
1995 Parete personale alla Fiera di Verona, VII edizione: Vivi la casa in fiera.
1996 Mostra personale Galleria d‘Arte "Rompicollo", Siena. Mostra personale Galleria d‘Arte "Palazzo Vecchio 2", Firenze; Esecuzione di un francobollo turistico: "Pienza città d‘Autore" per le poste italiane.
1998 Mostra personale: Galleria d‘Arte ‘‘L’incontro‘‘, Verona.
1999 Mostra personale: Galleria d‘Arte "L’Incontro", Verona (2‘ edizione).
2000 Cantiere Internazionale d‘Arte "il Volo sull‘Oceano" - Rassegna di pittura, Montepulciano.
2002 Omaggio a Masaccio nel VI Centenario della nascita; Concorso Internazionale per la realizzazione di un affresco; S. Giovanni Valdarno, Arezzo, 3° classificato con medaglia d‘oro.
2003 Mostra personale "Gallery Leoni", Viborg (Danimarca).
2004 I Premio Biennale di Pittura "Lionello Balestrieri", Cetona (Siena).
2005 Medaglia d‘argento della Regione Toscana, Montaperti (Siena).
2008-2009 Mostra personale nella Sede Provinciale di Confartigianato Imprese Prato.
Hanno premiato e segnalato le sue opere:
Umberto Baldini, Ludvig Maria Beck, Fortunato Bellonzi, Romano Billenchi, Gastone Breddo, Aldo Cairola, Ugo Caocchini, Dino Carlesi, Enzo Carli, Giovanni Colacicchi, Silvio Gigli, Mario Guidotti, Wanda Lattes, Lucia Monaci, Armando Nocentini, Antonio Paolucci, Tommaso Paloscia, Alessandro Parronchi, Domenico Purificato, Bruno Rosai, Mario Salmi, Bruno Saetti, Carlo Sisi, Werner Schriefers, Luigi Servolini, Piero Torriti, Ernesto Treccani, Hans Warthmann.
Hanno scritto di lui:
Nives Alberti, Bruno Baldis, Marco del Ciondolo (sindaco di Pienza), Mons. Rodolfo Cetoloni (Vescovo della diocesi di Pienza, Montepulciano e Chiusi), Claudio Serafini, Roberto Barzanti, Ezio Benetti, Maria Bernardini, Lorenzo Borgogni, Pia Bruzzichelli, Aldo Cairola, Dino Carlesi, Enzo Carli, Carlo Caporal, Rodolfo Cetoloni, Dina Cucini, Giuseppe Falardo, Alessandro Falardi, Fernaldo Flori, Fabio Liberatori, Pier Luigi Lunardi, Mario Luzi, Oronzo Manigrasso, Alessandro Masoni, Tommaso Paloscia, Maria Grazia Paolini, Fabio Pellegrini, Nino Petreni, Ivo Petri, Leone Piccioni, Pier Carlo Santini, Luigi Servolini, Mario Specchio, Piero Torriti, Giorgio Trevisan.
Testimonianze:
Ivo Andrei, Roberto Andrei, Dino Armellini, Andrea Bruzzichelli, Daniele Crociani, Fausto Formichi, Emo Formichi.
La terra toscana è così ricca e feconda nel campo dell’arte da permettersi di poterci regalare un altro suo artista, Aleardo Paolucci, che con le sue opere porterà nell’industriosa e frenetica Prato un poco della tranquillità della campagna senese, in particolare di Pienza, sua città natale, un gioiello architettonico unico al mondo. La mostra verrà inaugurata sabato 13 dicembre alle ore 17.30 nei locali della Sede provinciale di Confartigianato imprese Prato (viale Montegrappa 138 – PRATO). CONFARTE e la Consulta Cultura & Società sono liete di poter ospitare questo raffinato Maestro pientino i cui lavori riescono a trasmettere tutti quei meravigliosi colori di un angolo della Toscana tra i più apprezzati nel mondo. Paolucci dipinge da moltissimi anni e nel corso della sua vita artistica ha partecipato ad innumerevoli mostre e concorsi, riscuotendo sempre grandi consensi. Nel 1996 ha disegnato per le Poste Italiane il bozzetto di un francobollo turistico dal titolo: “Pienza città d’autore”. Ha collaborato anche con la RAI nella realizzazione di vari programmi televisivi ed ha dipinto 3 drappelloni per il Palio di Siena.
Hanno scritto di lui:
Il mirifìco paesaggio, il chiaro ambiente umano dell‘Orcia hanno un perspicuo rispecchiamento nella pittura di Aleardo Paolucci che vi è nata e vi si è negli anni affinata, rimanendovi sempre fedele pur nella sua evoluzione. Il territorio nativo coincide in questo solitario artista con il suo “luogo‘‘. È bene aggiungere subito che l‘incontro dell‘arte di Paolucci con quel “luogo‘‘ è un incontro reale e reciproco: in ogni casa, in ogni locale importante di Pienza c’é un suo dipinto e c’é cordialmente, perché chi lo ha acquistato e lo ha appeso alla parete vi riconosce qualcosa di suo e di comune, così come suo e comune l‘ha sentito l‘artista - e lo si percepisce. È un legame che l‘arte del nostro secolo è stata poche volte in grado di stabilire: le sue avventure l‘hanno portata a spezzarlo o a complicarlo. Amore e fascinazione del luogo non hanno però soggiogato Paolucci fino al punto da obbligarlo a operare sulla pura mimesi. Di puntualità e di aderenza al vero ce ne sono, ma la libertà di ricerca dell‘artista trasforma in modo assai più efficace quel rapporto con il suo oggetto. Le splendide, le aride, deserte, luminose crete dell‘Arbia e dell‘Orcia hanno tentato molti pittori. Paolucci si discosta dalla linea dominante tra quella assai folta schiera, non vuole pagare il pedaggio alla suggestione del vedutismo. Egli, indigeno e connaturato, non ha bisogno di definire dall‘esterno i connotati del suo mondo, ma lo vive senza enfasi, nei tagli e nei particolari del quotidiano. (MARIO LUZI)
Le pitture di Aleardo Paolucci costituiscono un panorama abbastanza esatto della evoluzione di questo artista toscano che è riuscito a rendere il suo racconto stringato ed efficacissimo. Una pittura costruita o meglio ricostruita dopo alcune frantumazioni che vanno ricomponendosi per tratti di superfici quasi campite e danno l‘idea studiata di spazio e di volume. Le sintesi conseguite nel ricomporre certe emozioni che le figure popolane o le scene di lavoro nei campi provocano nell‘incontro sempre umano col pittore di Pienza trovano una esatta collocazione nel quadro; e la tavolozza vivace sottolinea al giusto punto i valori centrati nella composizione. (TOMMASO PALOSCIA.
C‘è una malinconia sottile nei quadri di Paolucci ed anche una sostanziale letizia. La sua pittura accarezza il flusso del tempo, lo carica di vibrazioni allusive ed il ciclo dei giorni perduti si profonde nell‘ora immobile segnata da orologi e meridiane, da tronchi d‘albero in proscenio attraverso i quali l‘occhio si immerge, sino a perdersi, nella luce dei campi e delle crete. I suoi vecchi, ritratti in muti colloqui, riassumono groppi di esistenze sui quali aleggia ancora la pena che fu la vita, quei volti solcati da rughe antiche, testimoni di una fatica vissuta con amore. Paolucci è anche il poeta di questi sguardi che l‘uomo e la donna si scambiano quando ciò che doveva essere è già avvenuto e l‘incanto del futuro si è trasformato nella dura scorza del ricordo che pure è pegno e garanzia di durata, fedeltà di stirpi e di generazioni. Racconta, Paolucci, come un amanuense, le opere e i giorni di una civiltà che si riconosce ancora nel segno unitario del tuttotondo. Creature ed oggetti, case ed alberi, animali e bambini scandiscono piani luminosi e smaglianti oppure opachi di colori morti ma riportati al nitore della luce attraverso uno scatto cromatico che pulisce la stesura, la rende trasparente anche quando su di essa sembra addensarsi il peso della materia. E‘ una misura classica, è stato detto e non possiamo non ripeterlo, una misura nella quale si miscela il mestiere e l‘ispirazione, è la salda compostezza ‘‘rinascimentale‘‘ dei ritratti non meno della rigorosa tenuta costruttiva dei suoi paesaggi, delle case assiepate su colli abbandonati al vento o riportate in primo piano come per un gioco prospettico sorridente e malizioso, aperte, spalancate si direbbe, dinanzi agli occhi dello spettatore invitato ad entrarvi non da ospite ma da padrone, coinvolto con familiare confidenza nelle sequenze illusionistiche del teatro che spesso ammicca dai suoi dipinti. (MARIO SPECCHIO)
La sua consuetudine con la grande pittura senese è assai evidente, come lo è quella con i paesaggi della Valle e con la Storia della sua terra in cui pare che misura rinascimentale e armonia naturale si siano unite per dare vita ad una straordinaria combinazione lirica. Paolucci ha respirato una cultura, un certo modo di cogliere i rapporti con lo spazio, con l‘aria e con la luce, così come la vista si è ingentilita e acuita posandosi sugli ori delle Madonne di Simone e di Piero: il suo felice vizio di narrare per sequenze le vicende paesane di oggi trova riscontro nelle opere degli antichi i quali raccontavano ‘‘storie‘‘ sulle pale degli altari. Tanti hanno parlato delle sue origini di pittore, dei suoi interessi culturali, didattici, sociali, ma a me sta a cuore di capire le modalità di approccio di un artista così riservato come Paolucci con quegli elementi realistici che pur gli respirano attorno e che rappresentano una stimolazione genuina e continua al suo modo di ‘‘fare pittura‘‘. Perché, alla fine, ogni indagine seria deve confluire nello studio di quella metodologia creativa che - cosciente o meno l‘artista - alimenta la sua curiosità inventiva e scandisce le fasi della sua operazione pittorica.
(DINO CARLESI)
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