Paolo Da Norcia (Cuneo, 1953).
L‘incantata Metafisica di Paolo da Norcia:Lasciata la scorrevole arteria che da Grosseto dirige verso Orbetello si sale lungo un dolce declivio collinare che, all‘ ultima svolta della serpentina strada, catapulta il fortunato viaggiatore in un mondo di trecenteschi borghi incontaminati ed arroccati su un imponente cucuzzolo. Borghi che una segnaletica troppo moderna indica nel loro insieme. Un insieme di cui possiamo anche tralasciare la denominazione perche‘ soffuso da una atemporalita‘ e da un non luogo geografico segnato da costruzioni medioevali architettonicamente perfette. Da mura che "parlano" di gente semplice ed al tempo stesso trasmettono un che di metafisico. Da archi e piazze dove armonia e magia si fondono in una indescrivibile bellezza e ti avvolgono piacevolmente per trasportarti in un‘altra dimensione. Ciò che colpisce e‘ che si ha l‘impressione di entrare qui in un quadro di Paolo da Norcia dove troneggiano torri svettanti, fontane, castelli, chiese che si animano di pretini gaudenti e suorine indaffarate, cieli tersi ed un‘atmosfera di idilliaca pace. Diventa cosi‘ piu‘ semplice interpretare i lavori di questo giovane, seppur gia‘ affermato, autore che nei suoi profili urbani riporta, tra gli altri, a quell‘ essenziale descrizione che appare nell‘ affresco dedicato a Quidoriccio da Fogliano dal gande Simone Martini e che si trova nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena. Del resto Da Norcia e‘ figlio d‘ arte poiche‘ il padre, Marco Perotti (tale e‘ il vero cognome di questo autore che ha deciso di usare un francescano pseudonimo) e‘ stato uno dei piu‘ apprezzati autori figurativi del ‘900 piemontese, e lo ha indirizzato, sin da piccolo, alla lettura della nobile arte pittorica. Lettura che l‘artista ha affinato in seguito frequentando gli studi di personaggi quali Morando, Treccani, Brindisi, Caffe‘, approfondendo, con testi e viaggi culturali l‘opera di ragionalisti e metafisici come De Chirico, Carra‘ e, in particolare, Sironi. Cosi‘ procedendo e‘ passato attraverso l‘insegnamento di classici e contemporanei frequentando i piu‘ acculturati ambienti europei, affrontando una sperimentazione pittorica talmente complessa e completa da ritrovarsi padrone dell‘ uso dei piu‘ svariati materiali e della capacita‘ di interpretare le piu‘ svariate tematiche. L‘afflato personale, la passione per la musica (che lo vede da anni cimentarsi come clarinettista e sassofonista), l‘amore ed il rispetto per la natura hanno fatto il resto. Peraltro chiunque abbia viso almeno un‘ opera di Da Norcia, in particolare di quelle realizzate in questo ultimo periodo di attivita‘, non puo‘ certo essersi astenuto dal paragonare il mondo poetico dell‘ autore con quello di certe fiabe o certe favole. C‘e‘ infatti in queste uno sfondo di Medioevo che non e‘ storico o temporaImente determinato ma e‘ una percezione del pittore che lo porta a proporre una perfetta sincronia tra Dio, natura e Uomo. Troviamo infatti lavori (che alcuni hanno definito impropriamente naive, ma che tali non sono perche‘ il pittore naif non fa altro che proiettare il quotidiano sulla tela senza reinventarlo come fa Da Norcia) dove questa percezione intimistica si traduce in campiture lucidissime nelle quali la parte superiore dell‘opera accoglie il rilassante borgo turrito e la parte sottostante campi lavorati, innevati o metafisici ed improbabili campi da golf. Quasi due meta‘ equivalenti ed antitetiche dove la natura e‘ sovrana assoluta e rievoca un mondo tra i migliori possibili e dove si respira un equilibrio aureo che non e‘ di paesaggio umbro o comunque, come gia‘ sottolineato, definibile, ma emerge sublimato quasi in un magico ma accattivante eden.
Paolo Da Norcia, pretini e suorine ci invitano in un incanto surreale:Non si tratta di una pittura naif, ingenua o primitiva, bensì di un modo di simboleggiare la realtà attraverso una prospettiva differente, un ‘sogno pittorico ", come lo definisce l‘artista che ci propone una rilettura in chiave giocosa di un mondo ideale. I suoi paesini, di sapore medievale, emanano una sensazione di ordine, di tranquillita‘ tangibile vissuta interiormente. Sono un rifugio dal frastuono della vita quotidiana. In riva al mare, immersi nella neve o arroccati su un dolce pendio si popolano di presenze gioiose: pretini e suorine che con le loro braccia alzate al cielo ci invitano ad entrare in un‘atmosfera di felicita‘ estatica, di incanto surreale. Si viene catapultati in una dimensione ovattata, priva di note assordanti, in cui il tempo pare essersi fermato, per permettere ai mistici inquilini di questi villaggi incantati di svolgere curiose attivita‘, quali giocare a hockey oppure a golf, far volare aquiloni, danzare il valzer o andare in gondola, costringendoci a dischiudere le labbra in un sorriso, talvolta un po‘ ironico. Anche la tecnica è finalizzata ad un gioco lasciato alla discrezione dell‘osservatore. Gli acrilici, per lo più blu o gialli oro, sono stesi su un supporto trattato con sabbie incollate che restituiscono, a detta dell‘artista, il rumore del mare se si accosta l‘orecchio al quadro. Fedele al suo personale repertorio pittorico, Paolo Da Norcia fa storia a se‘ e sopravvive perfettamente alla crisi di identità dell‘arte contemporanea. Persino la sua pennellata a stesura piatta sembra irridere alla maniacale ricerca tecnica di tutti i ‘trans‘, ‘post‘ e ‘ultra‘ avanguardismi moderni.
Un pensiero dell‘amico Piero Mondino: La musica e la pittura in Paolo Da Norcia si configurano come una entita‘ estetica ed esistenziale unica e irripetibile. Le lunari, alle volte arcadiche, atmosfere norciane, immerse in una sorta di medioevo psicologico, tendono un forte filo rosso con le istanze della improvvisazione blues, che si trasforma dalle primordiali riflessioni della campagna nei piu‘ sofferti stili metropolitani del Be-bop. Paolo da Norcia come i metafisici della pittura, ma soprattutto come i jazzmen alla Lester Young. I pretini e le suorine rappresentano lo scarno, essenziale ma non naif, stilema del futuro nostalgico dell‘epopea popolare, dove l‘amore per la tradizione si trasforma nella ricerca di colori e sonorita‘ non solo auditive, ma anche, e soprattutto, visuali, rivolte alla realizzazione di nuove conquiste dello spazio introspettivo. Le note e le parole di un blues di Kansas City riverberano dalla rappresentazione di un agglomerato umbro-toscano, sfumato dalla lucida colorazione norciana, come raffinata dichiarazione del predominio del destino della ragione sul disperato desiderio di conquista della liberta‘ assoluta, di cio‘ che il bello della mente impone come finalita‘ ultima dell‘umana vicenda.
Paolo Da Norcia
Paolo Da Norcia si ritrova, giovanissimo, a seguire il padre, sensibile paesaggista, e a calarsi così in ambienti a dimensione d‘uomo e a stretto contatto con la natura. Parallelamente alla sperimentazione pittorica, che lo vede impegnato nella scoperta e nell‘utilizzo dei più svariati materiali e differenti tematiche, Paolo da Norcia coltiva con autentico talento anche la passione per la musica e per l‘architettura. Lo studio approfondito dei ragionalisti e dei metafisici (De Chirico, Sironi, Carrà) contribuirà alla definizione del linguaggio espressivo dell‘artista, fautore del primitivismo metafisico. Ha scritto di lui E. M. B. Caracciolo: "Affascinata, sosto di fronte alle opere di Paolo Da Norcia e mentre mi perdo tra i vicoli quieti e magici dei suoi immaginari (ma non troppo) borghi, penso all‘avanzare inarrestabile del cemento che in nome del progredire inghiotte secoli di storia del nostro bel paese. Ma qui l‘arte di Paolo Da Norcia trasmette una dolcezza serenante ad ogni animo sensibile, non solo amante dell‘arte pittorica ma anche suscettibile ai drammi ecologici e che ancora vive nel rispetto della natura. Paolo Da Norcia, artista di talento, sensibilissimo a quel dramma disgregatore del cosiddetto progresso, porta a noi visioni di altri tempi. Le sue tavole popolate da paesaggi idilliaci, da svettanti torri e campanili, borghi antichi ora vivaci e ridenti, ora permeati da lontane tristezze, pare vivano una loro vita interiore ed hanno il potere di donare agli animi di chi guarda e sa comprendere, quella trasfigurazione paradisiaca che è la configurazione di ciò che il passato ci ha elargito. Direi che egli traspone un magico influsso stimolante che invita ancora a meditare e dalla meditazione ad agire".
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