VALIDO RINO
 
ARTISTA OPERE MOSTRE IN ASTA
 

E’ nato a Varazze (Savona) nel 1947. Nel 1967 si è trasferito a Genova dove ha iniziato la sua attività lavorativa nel campo fotolitografico all’interno di aziende e laboratori genovesi e dove ha imparato i procedimenti tecnici della cronolitografia e della stampa offset . In questo contesto lavorativo oltre ad acquisire l’attitudine al disegno e alle tecniche grafiche - metodologia espressiva, questa, che contraddistingue la sua iniziale attività artistica ma che è stato costante supporto per tutta la sua fortunata attività di designer per l’industria e di pubblicitario - si è trovato spesso a contatto con il mondo dell’arte visiva, in particolare della pittura,segnatamente quella ligure e ciò ha favorito in lui il germogliare di un latente interesse che presto diventerà passione e professione. Ha iniziato a dipingere da autodidatta con un impegno e un’ambizione che gli hanno permesso di fare progressi accelerati nel campo della pittura e della grafica che lo hanno portato in breve tempo a presentarsi, lui novello pittore da poco comparso sulla scena artistica genovese, a fianco e alla pari di colleghi dal ricco curriculum e di chiara fama. La sua pittura iniziale ha attinto, senza se e senza ma , al figurativo; le sue iniziali esperienze hanno come fonte d’ispirazione e modello ( e spesso ad esse attingono a piene mani,a volte spudoratamente,ma sempre con ammirata e reverente ammirazione, attenzione e curiosità, evitando “il plagio”, grazie alla sua innegabile forte personalità che gli permette di risolvere in termini originali, personali e creativi il suo lavoro ),le opere di pittori genovesi figurativi più popolari del momento, quali ad esempio Hanset, Cordiviola e altri, magari attraverso un mixer di diversi autori fra quelli facenti parte del gruppo Artegiro, del quale Valido entrò a farne parte – insieme a Giorgio Oikonomoy - come artista giovane nel 1977.
Ambizione, entusiasmo, volontà, determinazione, un dinamismo considerevole e una personalità spiccata ed estroversa, capacità di facile apprendimento, capacità tecniche innate ma soprattutto coltivate e perfezionate con un instancabile lavorio, impegno e studio lo hanno portato a bruciare le tappe , sia in termini di apprendimento del “mestiere” sia in termini di evoluzione del suo linguaggio espressivo e stilistico, passando - grazie anche ad una sua indubbia talentuosità - da un’esperienza espressiva all’altra, senza soluzione di continuità e in tempi ravvicinatissimi, tanto da disorientare i propri collezionisti e la stessa critica. La sua attività espositiva inizia nel 1974 con una mostra personale presso la galleria d’arte Il Crocicchio, di Campomorone (GE), spazio espositivo che lo ha ospitato in altre successive occasioni per molti anni ancora, sino al 2002 e con il quale,nelle persone di Alma Durante e Angelo Valcarenghi, continua a mantenere un rapporto di amicizia e reciproca stima. In quella seconda parte degli anni settanta la sua attività espositiva è frenetica, sia perché il dinamismo è parte della sua indole, sia perché sente di dover recuperare il “tempo perduto”,considerato che ha iniziato a frequentare il modo artistico da attore e non solo da spettatore,in età non proprio giovanissima e senza particolari frequentazioni scolastiche o acquisizioni didattiche che non fossero quelle della sua enorme capacità di osservatore attento e “vorace” dell’esperienza e del lavoro “degli altri”.
Dopo la suddetta prima esperienza espositiva e per tutta la seconda parte degli anni settanta Valido espone nelle maggiori gallerie di Genova,sino a quando nel 1980 l’incontro con Renzo Tolozzi, segretario del comitato organizzatore del Premio letterario Bancarella che si tiene ogni estate a Pontremoli, gli permette di accedere ad un palcoscenico artistico-culturale nuovo, più ampio e maggiormente eterogeneo di quello genovese che Valido - sotto la spinta della sua positiva “ambizione rampante” e il bisogno impellente di affrontare strade e scenari nuovi da esplorare e nei quali e con i quali manifestarsi e confrontarsi – iniziava a sentirsi stretto addosso. Da Tolozzi viene incaricato di curare, sotto l’aspetto grafico,l’immagine dell’iniziativa letteraria di livello nazionale,incarico che svolge sino all’anno 1989.
Nell’ambito della kermesse pontremolese Valido incontra e allaccia rapporti di conoscenza e amicizia con molti importanti nomi della cultura gravitante attorno al mondo dell’ieditoria e dell’arte visiva. Fra questi lo scultore ceramista ligure Umberto Piombino che lo invoglia a misurarsi con la ceramica e le fornaci di Albissola(SV). Nel contempo prosegue instancabile e con ritmi intensi la sua attività pittorica ed espositiva soprattutto nell’area toscana: Chianciano, Lucca, Pisa, oltre che in Liguria. Proprio in Toscana,a Lucca inizia in quegli anni il suo fruttuoso sodalizio con la galleria d’arte dei fratelli Poleschi di Lucca, galleristi e mercanti di molti dei maggiori pittori italiani del momento. La sua pittura in questa fase,pur essendo passata già attraverso diverse esperienze espressive e stilistiche è ancora fortemente figurativa,anche se personalizzata da tecnicismi e “birignao” linguistici.
Il pubblico e il mercato gli sorride e lo apprezza,così che è forte è il suo successo di vendite e di partecipazione alle sue esposizioni. Grazie al suo rapporto con la Galleria Poleschi Valido ha l’opportunità di conoscere e frequentare artisti del calibro di Ennio Morlotti, Renato Gottuso, Gianni Dova e altri fra i maggiori artisti italiani contemporanei. Valido a metà degli anni ottanta ha bruciato le tappe,in meno di 10 anni da quando si è affacciato sul palcoscenico della pittura ha raggiunto traguardi che altri artisti raggiungono alla fine della loro carriera o non raggiungono mai. Tuttavia egli non è appagato di ciò,non si siede compiaciuto ad ammirare i suoi innegabili ottimi risultati ottenuti,la sua connaturata ansia di novità, di provare nuove esperienze e raggiungere nuovi traguardi lo spinge a rimettersi per l’ennesima volta in gioco,abbandonando i risultati raggiunti per aprirsi a nuove diverse esperienze, pur nella consapevolezza di lasciare il sicuro per l’incerto.
L’aiuta in questa sua volontà di cambiamento, meglio di evoluzione,il fatto che nel frattempo Valido ha aperto uno studio creativo per l’immagine e la comunicazione che lo porta a operare per conto e su incarico di importanti società italiane, banche , istituti ed enti pubblici,operando quindi nella sfera dell’arte applicata . Questa ultima esperienza professionale,svolta peraltro a grandi livelli,lavorando per grandi aziende di livello mondiale, lo induce a limitare la sua attività pubblica di pittore (la sua presenza negli spazi espositivi con mostre personali si annulla per quasi dieci anni,dal 1987 al 1997) e lo costringe(o gli permette?) ad una pausa, forzata o meno che sia, riflessiva che ha come oggetto il quesito circa la correlazione o la contrapposizione e,in questo secondo caso,la prevalenza, fra due concetti: il concetto di creatività a servizio o supporto della funzione e quello di creatività come valore immateriale assoluto mantenuto sul piano meramente astratto e concettuale,cioè se riuscire a coniugare due piani della creatività ben distinti o se essere costretto a scegliere fra i due e,in questa seconda ipotesi, fra quale dei due: quello degli artisti inseriti nel sistema tecnologico-industriale-produttivo e quello degli artisti che non rinunciano al ruolo dell’intellettuale.
Tale momento riflessivo è altresì contrassegnato da un evento luttuoso che investe la sua vita privata,prostrandolo profondamente: la morte nel 1997 dell’ amata moglie Carla che aveva avuto,tra l’altro, un ruolo fondamentale nel raggiungimento dei suoi obbiettivi professionali e artistici. Nel frattempo il suo linguaggio espressivo volge verso forme sempre meno descrittive dell’oggetto rappresentato e sempre più suggestionate da l desiderio (e dalla volontà) di liberare il fare pittorico dal disegno in favore del gesto e del mero cromatismo. Così descrive e giudica l’evoluzione linguistica di Valido il critico d’arte Angelo Valcarenghi: “Un’evoluzione tecnica, stilistica e linguistica rapida quella portata avanti ,nell’arco di meno di 30 anni di attività,da Rino Valido. Dapprima l’eliminazione del segno grafico,successivamente la dissoluzione del disegno costruttore e descrittore dell’immagine per dare spazio al dinamismo della pittura di gesto, senza con ciò rinunciare alla presenza di dati del reale facilmente identificabili, per passare successivamente ad un fare più “riflessivo”, alla staticità del materismo astratto, a forme cromatiche sempre meno gestuali e sempre più controllate e definite geometricamente, infine l’approdo più recente a forme espressive che si avvalgono dell’appropriazione-integrazione-inglobamento (anche se in misura parca e calibrata) dell’oggetto,meglio degli inserti materiali e figurali che collaborano con la materia pittorica, della strumentazione linguistica dello “assemblage”,volte al raggiungimento di suggestioni compositive nelle quali il colore non è più l’unico e incontrastato protagonista in quanto compartecipano al racconto altri diversi inserti visivi, elementi materiali e molte citazioni: dal strutturalismo alla nuova figurazione,dalle poetiche della oggettualità, all’arte Concettuale, da Mimmo Rotella, a Mario Schifani, a Richard Smith.
Un’evoluzione rapida,abbiamo detto,tuttavia meritoriamente priva di soluzioni di continuità,senza scarti improvvisi,coerente - come possono percepire anche i non addetti ai lavori - nella sostanza dei valori espressivi, ma anche nelle cifre linguistiche, in quanto l’artista non violenta e non rinnega il proprio DNA,la propria sensibilità,la propria cultura. Ancora in misura rilevante,anche nelle sue ultime opere,prevale la soggettività dell’artista a scapito della impersonalità e di un netto e freddo oggettivismo; un modo espressivo nel quale prevale il quoziente metaforico su quello metonimico, nel quale sono evitati i paradossi . Ciò che esalta e dà valore all’opera di Valido sono gli strumenti operativi,quali la tecnica che possiede in abbondanza e alla quale non rinuncia e che non mortifica,l’eleganza e la “classicità”; elementi questi che giustificano operazioni che – oggettivamente – non sono particolarmente innovative ( ma in merito a ciò il discorso andrebbe esteso all’intero panorama contemporaneo dell’arte visiva,soprattutto quella che vede sulla scena i giovani operatori dell’ultima generazione). Il linguaggio di Valido è sofisticato, con una costante inclinazione per le forme chiuse,bidimensionali,sorrette da un tessuto cromatico deciso, caratterizzato dalla prevalenza di colori primari,rotto o “suturato” da inserti e annotazioni che lungi dall’essere semplici annotazioni o divagazioni di maniera sul tema, o meri tecnicismi,costituiscono il modo per determinare la terza dimensione che non è quella classica della profondità spaziale,della prospettiva,ma è quella della memoria o dell’annuncio e dell’enunciazione. Nei suoi “montaggi scenici” segni di provenienze disparate (colore,collage,fotografia) non si contrappongono,ne si urtano,ma si confrontano interagendosi per raggiungere una visione estetica complessiva classicamente armonica”. Valido ha partecipato alle più importanti Fiere d’Arte in Italia e all’estero.

 
 
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