Biografia Tra le artiste più attive della nuova generazione, Lidia Bachis (1969) fin da piccola si appassiona alla lettura e al disegno con grande soddisfazione da parte dei genitori che la supportano e la incoraggiano. Dopo aver terminato gli studi medi superiori (iscritta al liceo Artistico e licenziata con il massimo dei voti) vince una borsa di studio e lavora per qualche anno presso l’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato. Terminato tale impegno decide di entrare in contatto con il mondo dell’arte e riesce a inserirsi nella realtà artistico-giovanile romana. Conosce e frequenta assiduamente artisti già affermati come Emilio Leofreddi, Alberto Parres e Simone Crespi con cui discute e si confronta animosamente.
In occasione della Quadriennale romana del 1996 porta il suo diario all’interno della istallazione di Cesare Pietroiusti che, invitato ufficialmente, apre il suo spazio a tutti coloro che hanno voglia di esporre e discutere del proprio lavoro. Sempre nel 1996 Enrico Manera si interessa al suo lavoro e le offre l’opportunità di diventare sua assistente (collaborazione che terminerà nel 2001). L’apprendistato presso lo studio di Manera le concede la possibilità di entrare in contatto con i veri meccanismi del lavoro artistico: gallerie, mercanti, critici e mecenati. La sua prima esposizione personale (tralasciando quelle collettive in cui è presente fin dal 1996 tra cui è doveroso citarne almeno tre: “The Hunger Gathering" a Roma nel 1996; “Incontri d’arte” a Palazzo dei Papi a Viterbo nel 1999 e “Si Disapprova” a Palazzo Arroni a Spoleto nel 2000 organizzata in collaborazione con l’Anica), organizzata da F. Massimo Romano e B. Martusciello, dal titolo “E le sue stanze tutte per se”, è tenuta presso Interno 9 a Roma.
Nel 2002 l’editore Christian Maretti pubblica la prima monografia curata da Alessandro Riva dal titolo “Pastonudo” e per l’occasione espone a Cesena, a Milano Marittima, a Carrara e a Monaco. Sempre nello stesso anno pubblica in collaborazione con Barbara Martusciello “Arte e Successo”, libro in cui sono analizzate le varie problematiche che affliggono l’arte contemporanea. Nel 2003 espone presso la Galleria PerformArte di La Spezia, la personale è curata di A. Marmori e intitolata “Il danno”. Predispone la sua prima vetrina virtuale sul sito internet della galleria Piziarte dal titolo “Miss Nancy Ellicott fumava” supportata da un testo critico di G. Costa.
Entra a far parte dell’Archivio En Plain Air di Pinerolo (Torino) il video “Baby Killer” ideato sempre in quel periodo. L’attività espositiva si intensifica nel 2004 con più person ali: “Fashionhouse” (Galleria Fuoricentro – Roma) con in catalogo un testo di E. Rota, “Patrick Bateman – capitolo primo” (Galleria Satura – Genova), “CrimeScene” (Galleria PerformArte Contemporanea – La Spezia) a cura di R. Barzoli, “Dobermann – capitolo primo” (Galleria Valorart – Viterbo) catalogo a cura di Serena Achilli con un testo di Enrico Manera. Invitata partecipa ad una collettiva dal titolo “Le armi nell’arte da Pino Pascali a Andy Warhol” a Polignano a Mare presso il Palazzo Pino Pascali presentando il “Kit di sopravvivenza di una geisha metropolitana” (catalogo a cura di Rosalba Branà). Ad aprile 2005 espone a Solarolo (RA) presso lo Studio La Matta Arte Contemporanea una serie di opere intitolando la mostra “L.B. live collection”.
Lidia Bachis rappresenta l’ Italia insieme a Mirella Bastelli, Nadia Cavaliera e Gloria Ronchi alla quarta edizione di Rose’s Choice presso il Museo Nazionale della donna nell’Arte in Abruzzo; il catalogo è curato da Lino Alviani. Interessanti lavori vengono presentati per l’itinerante collettiva Plotart organizzata da Arturarte e curata da Gianluca Marziani e Massimo Lupoli (2005/2006) e per il Premio Maretti dedicato a Valerio Riva (2006) dove riceve la giusta attenzione l’opera “Shinkansen”. Dal 18 marzo al 7 maggio 2006 espone con Serge Mendjiski e Nicola Micatrotta presso la Next art Gallery di Arezzo (il catalogo è curato da Pasquale Giuseppe e Antonio Saverio Macrì). A gennaio 2007 la stessa Next Art Gallery le dedica una corposa personale dal titolo “Lidia Bachis senzatitolo”.
A cura di Piero Boccuzzi
|