Giovanni Battista De Andreis, nato a Badalucco (Imperia) nel 1938, pittore, incisore e scultore, ha tenuto la prima personale nel 1954 all’età di 16 anni. Una giuria presieduta da Felice Castrati (e Francesco Mencio) gli assegna a Cervo il premio Pennello d’Oro, 1956, per un quadro che rivela apertamente lo studio approfondito dell’opera di Cézanne.
Allievo prediletto di Emilio Scanavino al Liceo Artistico di Genova, vince quale migliore allievo nel 1957 una borsa di studio per il Politecnico di Milano dove si trasferisce appena diplomato e dove conosce e frequenta i protagonisti dell’avanguardia milanese di quegli anni, tra cui Lucio Fontana e il gruppo “spaziale”.
A partire dal 1964 lo studio profondo della pittura classica, soprattutto barocca, provoca incandescenti cromatismi in opere originali e di forte intensità, tese a superare il dualismo astrazione-figurazione. La sua naturale vocazione irrazionale e manieristica irrompe sempre più liberamente verso una figurazione complessa in cui la presenza femminile si propone protagonista di suggestiva prepotenza. Una pittura mirata a scomporre moduli classici e romantici, intersecata da improvvisi scarti di percorso nel contemporaneo. Istantanee spesso stranianti, in cui De Andreis privilegia soprattutto la finzione e, procedendo su percorsi eccentrici, scandisce illuminanti frammenti di relazioni. Da qui il suo fascino immediato e l’apparente facilità di lettura. Astrazione, cubismo, surrealismo, espressionismo scongelati dalla propria contestualità, diventano dispositivi linguistici per una rappresentazione ermetico-esistenziale, dove nell’apparente disimpegno predomina l’assillo per una forma che raccolga gli elementi dispersi dell’esistenza per restituirceli in un gioco essenziale.
Forse sono proprio il suo appassionato amore e conoscenza della musica, da sempre coltivata, a immettere in tutta la sua opera, si tratti di pittura o disegno, scultura o incisione, quella consistenza di mistero che smargina i confini descrittivi del “visivo”.
Protagonista, estremamente vivo e attento al suo tempo, De Andreis ha condiviso scambi ed esperienze culturali con importanti artisti contemporanei quali Gastòn Orellana, Karl Plattner, Salvatore Fiume, Roberto Garcia York, Giuseppe Tay, Maurice Henry. Artista, come si è espresso Elio Galasso, direttore del Museo del Sannio, cui “si addice il silenzio perché gli è estraneo il chiacchiericcio della moda che contraddice la sua lezione più importante, ovvero l’amore maniacale per la precisione, l’avversione per ogni superficialità”.
Tra le personali più significative dopo il 1980: “Le Streghe”, al Museo del Sannio di Benevento (1983), Museo Castello di Monte Segale (1988), Galleria Santerasmo di Milano, Anholter Mühle di Isselburg (1991), Italarte di Roma (1996). Presente nelle principali d’arte nazionali e nei principali dizionari d’arte, l’opera di De Andreis può riassumersi in più di 90 mostre personali in Italia e all’estero, 300 edizioni di grafica originale per importanti editori italiani e stranieri, 3000 opere su carta, circa 30 originali o multipli in scultura originale o moltiplicata.
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